BULLISMO NULLISMO


Cari amici,
recentemente ho pensato che la parola BULLISMO possa legarsi indissolubilmente alla parola NULLISMO e che, pertanto, si possa utilizzare lo slogan "BULLO NULLO" come estrema sintesi della condizione di carenza di valori positivi che contraddistingue la personalità del bullo.
Ovviamente il "BULLO NULLO", come una bolla di sapone, svanisce nel momento in cui decide di abbandonare i comportamenti che ledono la vita altrui, divenendo un NULLA BULLO, cioè una persona "normale", con difetti "normali" e pregi "normali".
BULLO NULLO: mio gioco di parole. Dietro ad esse, però, si concretizza un altro grosso problema che investe il nostro tempo.

Cari saluti.

DNA

LIBERTA'

Cari amici,

voglio condividere con voi un momento di contentezza per la ritrovata libertà di Giovanni Battista (Titti) Pinna. Era stato sequestrato in Sardegna otto mesi fa e si cominciava anche a pensare che non sarebbe più tornato ai suoi affetti familiari.
La libertà è uno dei più alti valori inalienabili cui tende sempre l'uomo, ma può essere limitata o negata in tantissimi modi attinenti sia alla sfera fisica sia a quella psichica, tanto da farmi dire che si tratta di una dimensione utopistica irraggiungibile. Perchè? Perchè tutti noi siamo soggetti a piccoli e grandi condizionamenti che pongono dei "paletti" al nostro agire. Discorso lunghissimo che evito per non scrivere un "volume", ma vi voglio far notare che già la mattina cominciamo ad autolimitare la nostra libertà vestendoci in funzione di ciò che la gente può pensare di noi o in base agli ultimi dettami della moda.
Claudio Baglioni, nella sua "Mia libertà", fa risalire la perdita della libertà anche alla nascita dell'amore, dicendo: "....mia libertà, mi sento proprio un traditore, che brutto guaio che è l'amore, mia libertà". Oppure: "....mia libertà, le prime corna per amore io te le ho messe a malincuore, mia libertà". Quindi, anche l'amore potrebbe essere una componente della vita che limita la nostra libertà. Ma possiamo concepire la nostra vita senza l'amore? Impossibile. Da questo deriva, allora, che noi già dalla nascita siamo certamente destinati a vivere la nonlibertà? Liberamente, cosa ne pensate?
Vi saluto con un abbraccio.

DNA

LE AVVENTURE DI HENRY POSTER

Quanto segue è la prima puntata, pubblicata sulla Fanzine "Di là dal ponte", del racconto che ho pensato traendo spunto dalla biografia di Claudio Enrico Paolo Baglioni, che, essendo un Grande Mago, ho qui ribattezzato "HENRY POSTER".
Un caro saluto a tutti e .... tutto in un abbraccio !!!!

DNA

- Prima Puntata -

Non so in quale anno Cino Tortorella (per chi non lo sapesse, è il Mago Zurlì), incontrandola casualmente, disse a Sylvie: "avrai un figlio Mago!!". Lei non poteva capire queste parole, nè la cosa migliorò dopo averne parlato con Richard, suo marito: "un figlio Mago!!?? .... mah!! L'importante è che sia sano!!".
Quindi, il 16 maggio 1951, nasceva a Roma Claude Henry Paul Baglioni, da qui in avanti Henry Poster. Alcuni giorni prima era apparso in cielo un grande disco 33 giri di vinile. I tre Re Magici Erreciarre, Cibiessarre ed Emiarre, che erano stati avvertiti della venuta di un Grande Mago sulla Terra, si misero in viaggio in sella alle loro Lambrette, alla ricerca della clinica dove sarebbe nato Henry Poster. Il disco si era fermato sopra il quartiere di Montesacro, ma dovettero rinunciare perchè i vigili urbani sequestrarono le Lambrette, essendo troppo vecchie, smarmittate e senza assicurazione. Ritornarono mestamente a piedi alle loro case discografiche.
Intanto Henry Poster, neonato, operò subito la prima magia facendosi scaldare da una chitarra e da un pianoforte. Mamma Sylvie e papà Richard lo osservavano orgogliosi, anche se, effettivamente, aveva le gambette storte e dava l'impressione che non vedesse bene, perchè non si spaventava quando gli veniva mostrata la fotografia di Lucio Dalla.
Si conosce poco della sua primissima infanzia, se non che cominciò con le sue formule magiche dicendo: "mamma callo pu cciù", facendo così materializzare una Citroen Due Cavalli di colore giallo, che non poteva ancora guidare non avendo la patente. Papà Richard dovette cercare un garage dove custodirla. Qualcuno, però, riferisce di averlo visto sfrecciare in volo sui cieli di Roma, di notte, mentre l'autoradio della 2CV diffondeva le note di una canzone ancora sconosciuta che diceva: ".... e lo vedi ballare lontano da qui, sul filo dei tetti, più su .... ". Ma di ciò non c'è certezza.
Tra le prime parole che Henry Poster pronunciò ci furono anche "casetta" e "Canadà". Infatti un bel giorno, all'età di sette anni, balzò sopra una sedia e cantò "la casetta in Canadà", in un bar del quartiere di Centocelle, per la gioia di familiari ed amici. Venne ricompensato con un'aranciata.
Henry Poster era timidissimo, educato e studioso ma allora non esistevano i bulli, o se esistevano erano meno numerosi di oggi e meno pericolosamente stupidi, per cui la sua timidezza non era oggetto di scherno. Inoltre le sue facoltà magiche, la sua grande intelligenza e la sua volontà neutralizzavano il tentativo di qualche raro "capobranco" in erba, che doveva rapidamente rinunciare alla sua azione per andare a rifugiarsi tra i propri simili, in quella particolare dimensione dove vivono gli imbecilli, che difettano della capacità di comprendere l'importanza del rispetto e delle regole di buona convivenza civile.
I suoi compagni di scuola elementare riferiscono che aveva un'inspiegabile particolare predilezione per la maglietta "fina" e "stretta" della sua compagna di banco e che, la domenica mattina, aveva la strana abitudine di andare al mercato di Porta Portese e di chiedere il prezzo dei blue jeans, che non comprava mai. Il venditore ogni volta gli chiedeva: "ma 'sti carzoni li voj o non li voj?".
Henry Poster, appena adolescente, cominciò a vestire maglioni neri a collo alto, a portare gli occhiali spessi e, con aria da intellettuale, con la prima chitarra che gli era stata regalata dallo zio, si mise a strimpellare le canzoni di Fabrizio De Andrè, guadagnandosi dagli amici del quartiere il soprannome di "Agonia". Anche i gatti neri, nel vederlo, cambiavano velocemente strada. Con le ragazze, poi, non batteva un chiodo e tutte, manco si fossero messe d'accordo, gli ripetevano: "sei una frana!! Sei una frana!!". Lui non ci credeva e continuava ad accompagnarle a ballare nelle festicciole casalinghe, facendosele invariabilmente soffiare dagli amici.
(fine della prima puntata)

DNA Giorgio Giovanni Lai

CHIARIMENTO

I post sottoriportati erano pubblicati in un mio Blog che, per motivi personali, ho deciso di abbandonare.

DNA

forse non è bullismo

Non volevo più trattare questo argomento, però non ce l'ho fatta a tenermi dentro questa riflessione che consegno alla sensibilità di chi leggerà. Probabilmente la vicenda, che riporto per sommi capi, non può annoverarsi nella casistica del "bullismo" in senso stretto perchè, purtroppo, fa parte di un complesso modo di vivere diffusissimo nella nostra epoca. Un mio cugino di ventisette anni è, da tempo, precipitato in una psicosi gravissima che lo ha relegato in una dimensione di svantaggio totale, con la necessità di ricorrere a cure specialistiche e all'uso degli psicofarmaci. Era un bambino normalissimo ma molto timido, buono e studioso. A scuola aiutava tutti i suoi compagni che erano in difficoltà, ma pian piano (lo dice lui) veniva ricambiato con atteggiamenti di derisione palese o velata, che comunque coglieva completamente data la sua intelligenza e sensibilità. Il suo ingresso nella scuola media, e nell'adolescenza, non ha fatto altro che accentuare queste problematiche, essendo incapace di difendersi con quella sorta di animalità che muove l'azione di moltissimi ragazzi: la tracotanza, l'imbecillità, l'irriverenza, l'irrisione, l'approccio alle ragazze con quella leggerezza che consente il tentativo di usarle quasi o come fossero un oggetto. Lui non poteva nè intendeva percorrere quella via, per cui cominciò a ritirarsi in se stesso, con un ripiegamento anche fisico, con il viso sempre più basso e la schiena ricurva come un punto interrogativo, grande quanto grandi erano tutte le domande che la sua mente rimuginava. Ma ciò ha un prezzo elevatissimo, con una caduta in un mondo psichico fatto di estrema solitudine, di paure, di enormi difficoltà, di incapacità di condurre una vita sociale normale: è impossibile anche andare in una pizzeria senza sentirsi addosso gli occhi di tutti. Oppure prendere un bus urbano senza che qualcuno di quei ragazzi molto in gamba, magari per farsi più bello agli occhi di una ragazza, non ti spari addosso quel sorrisino di scherno, da persona che sa già tutto della vita.
Mio cugino ha continuato gli studi e si è diplomato all'Istituto d'Arte, prendendo poi la laurea, ma la sua vita è irrimediabilmente relegata in un mondo che possiamo ricondurre a quello dei diversamente abili. La sua vita è estremamente difficile perchè la sua notevole intelligenza gli consente di rendersi conto della propria condizione e del perchè ciò gli sia capitato. Gli sarebbe bastato vivere quei delicatissimi anni in un contesto sociale fatto di sentimenti di amicizia e di rispetto per il suo essere un bambino del futuro; uno di quelli, cioè, che nasceranno quando il Genere Umano risorgerà dalle ceneri di questo pantano di miserie nel quale si trova invischiato da secoli.
Concludo dicendo che la malattia mentale può essere indotta da una predisposizione organica ma anche da una situazione sociale quale quella che ha determinato il dramma di quel mio caro parente.
Almeno perchè nessuno può dirsi al riparo da simili evenienze, spetta alle famiglie ed agli educatori il tentativo di pervenire ad una maggiore consapevolezza del danno irreversibile che un certo modo di agire e pensare può determinare alla vita di un nostro prossimo.
Cambierà qualcosa, nella vita di tutti noi, in tempi relativamente brevi? NO. Ma io, da sempre, sono un irriducibile utopista.
Vi saluto con grande affetto.

DNA

SE QUESTO E' UN UOMO

Riporto da un quotidiano:

# Schiaffeggiata, derisa, molestata con la gomma da masticare appiccicata tra i capelli. La vittima è una ragazza disabile psichica di 14 anni. La ragazza, studentessa al primo anno in un istituto superiore di ****, è finita nelle grinfie di un gruppetto di compagne di scuola. L’episodio, successo qualche settimana fa, ma venuto alla luce ieri, è già stato “risolto”: due ragazze sono state sospese per un mese e con tre compagne devono frequentare la Caritas per un percorso rieducativo. Altri i casi negli ultimi tempi: tre solo nella scuola media Quasimodo di ****: l'8 febbraio 2005 si è tolto la vita Marco che non sopportava più di essere chiamato "il cinese"; il 15 aprile dello stesso anno compie quel gesto anche Damiano, a 13 anni alto 1 metro e 91. Nello stesso istituto, nel 1997, un ragazzino di dodici anni si era tolto la vita: i suoi compagni lo prendevano in giro perchè aveva “odore di campagna". #
Ho tolto le località dove sono avvenuti i fatti perchè non voglio si pensi siano questioni che riguardano un'area circoscritta; tutta l'Italia, e il mondo, sono interessati.
L'altro ieri Marco, sedici anni, timidissimo e bravo a scuola, si è tolto la vita perchè non sopportava più il martellante dileggio dei suoi compagni che gli ripetevano "sei gay".
Episodi che sono soltanto la piccolissima punta di un grosso iceberg.
Troppi giovani credono di essere veramente "in gamba" quando "sfoggiano" una tracotanza pericolosa per se stessi e per gli altri. Troppi genitori pensano che i propri figli siano veramente "in gamba" quando cominciano a "sciorinare" la famosissima frase: "tu stai zitto che sei vecchio e non capisci nulla". Troppi genitori si precipitano a scuola per rimproverare Presidi o Insegnanti, colpevoli di aver "ripreso" il proprio "rampollo" che, ovviamente, è un "bravo ragazzo".
Allora? Allora dobbiamo parlarne sempre, con un occhio, però, rivolto anche agli esempi che i ragazzi ricevono dal mondo degli adulti.
Sarà difficile, se non impossibile, eliminare il cane che si morde la coda.
Allora? Allora: se questo è un uomo.

DNA

FRATELLI SILENZIOSI

L'altro giorno un ragazzo Down è stato dileggiato e picchiato da alcuni suoi compagni di scuola. Il filmato è stato divulgato in Internet. Ora non voglio esprimere la mia opinione che, sull'impeto dell'emotività, sarebbe troppo drastica. Vi sottopongo, però, una mia riflessione, già pubblicata qualche mese fa da un quotidiano della Sardegna.

Vado tutti i giorni nella Casa Famiglia che ospita Alberto, mio figlio, disabile gravissimo. Oltre lui, incontro Italo, Ivano, Paolo, Stefano, Francesco, Valentino, Antonello, Martino e Gilberto.
La loro presenza silenziosa, che non chiede ma che "impone" una risposta spontanea e rapida, mi obbliga a continue riflessioni su tanti interrogativi. Il primo è quello di dare un senso ed un perchè alla loro esistenza. Qualcuno neppure cammina e parla, eppure basta un semplice sguardo per catturarti ed "obbligarti" ad occuparti dei loro bisogni.
Alberto mi guarda, muto, con un occhietto un po' storto, per uno strabismo che non è stato possibile correggere completamente; Antonello con i suoi occhi che sembrano frammenti di un manto immacolato. Valentino con il suo sguardo scanzonato e ridente come a dire: "eccomi qua per sempre su questa sedia a rotelle, ma con un'immensa voglia di vivere"; Francesco, anche lui un po' strabico, con gli occhi scuri, luminosi che mi ripete con un bel ritornello: "LLLLLai porta casa mamma"; Ivano, da dietro le sue lenti spesse, mi dice sempre: "dov'è Marinella? Saluta tua mamma"; Italo, persona Down, mi guarda, mi abbraccia e mi dice: "non sto tanto bene", ma non è quasi mai vero. E' lui che il giorno della Festa del Papà mi fece gli auguri, primo ed unico in questo nostro mondo di "uomini desolatamente normali", perchè "sei il Papà di Alberto".
Non aggiungo altro, se non spiegare perchè sono "Fratelli silenziosi", anche se l'avete già capito. La loro assenza di richieste è più imperiosa di una vera domanda d'aiuto e ti spinge all'azione, all'impegno, alla loro difesa "senza se e senza ma", al "sacrificio continuo".
Grazie, fratelli silenziosi. E perdonateci per quanto non sappiamo o vogliamo fare per Voi.

DNA Giorgio Giovanni Lai

IL PANE

Ieri, durante il pranzo, ho detto a mia moglie: "questo tipo di pane fa schifo, non comprarne più". Subito mi sono corretto perchè mi sembrava eccessivo definire "schifoso" quell'alimento che deve essere considerato "sacro", per l'importanza che ha nell'alimentazione, e ho continuato: "insomma, non fa schifo ma ha troppa mollìca". Poi immediatamente ho pensato a quanti, bambini e adulti, in quel preciso istante, nel mondo, stavano morendo di fame e, sentendomi fortunato, non sono riuscito ad immaginare un'azione rapida che ci consenta di eliminare, per sempre, questa enorme ingiustizia.
Vi voglio citare i versi, in sardo, di una canzone: ".... cantu tempus ancora bada a kerrere, o frade, pro chi neskamus fora de sa barbaridade ....". Cioè: ".... quanto tempo ancora ci vorrà, fratello, perchè si venga fuori dalla barbarie ....".
Claudio Baglioni, ne "Le mani e l'anima", dice: " .... sfamatemi e dissetatemi, lasciatemi le mani e l'anima ....".
Nel tempo che ho trascorso a scrivere questi pensieri, chissà quante persone hanno lasciato questa terra, morte per fame.
DNA

Energia nucleare

giovedì, 12 ottobre 2006

Cari amici,
la Corea del Nord ha effettuato un test nucleare ed ha fatto esplodere una bomba sotterranea. Oltre ad essere molto grave perchè vengono turbati equilibri precari, con prese di posizione, da parte di altre nazioni, che conducono a possibili contrapposizioni pericolose per la pace mondiale, peraltro abbondantemente compromessa, occorre analizzare questo episodio sotto l'aspetto "energetico" del nostro pianeta.
Secondo gli studi compiuti da autorevoli scienziati, fra i quali ricordo in particolare Wilhelm Reich (1897-1957), l'energia nucleare, interagendo con quella atmosferica, che permea tutto l'universo e che a noi proviene in massima parte dal sole, è causa di sconvolgimenti climatici e di gravi malattie a carico degli organismi viventi, animali e vegetali.
Mi pare difficile che i governanti che perseguono interessi legati alla proliferazione degli armamenti stiano attenti a questo importante aspetto e adeguino, conseguentemente, il proprio operare.
Ciò che mi sembra inoltre assurdo, e le risposte all'interrogativo si trovano negli studi sulla personalità umana di Sigmund Freud e dello stesso Wilhelm Reich, nonchè di numerosi altri ricercatori, è che gli stessi attuatori di queste azioni in ambito nucleare vivono, assieme ai propri figli ed alle proprie famiglie, su un pianeta che contribuiscono a rendere pesantemente meno vivibile, esponendo quindi se stessi ed i propri cari a pericoli non totalmente compresi nella loro drammaticità.
Se non bastasse il nucleare, l'uomo, nell'attentare follemente alla propria salute, si adopera inquinando in molte maniere aria, acqua e terra.
Mi direte che questi sono argomenti triti e ritriti e che possiamo singolarmente fare ben poco. E' in parte vero. Ma a me, piccolo seme nell'universo infinito, non rimane altro che continuare a parlarne, nella rassegnata consapevolezza che dovranno trascorrere ancora molti secoli affinchè l'uomo raggiunga una dimensione degna della propria essenza e dei propri traguardi, dato che non credo in una sua autodistruzione totale. Come vedete, sono ancora ottimista.
Poi, magari è vero che ogni parola pronunciata da ogni singolo individuo ha risvolti, positivi o negativi, su tutto il vivere umano.
Perchè ho scritto tutto ciò? Così .... per parlarne. Non escludendo il fatto che, essendo in vita da poco oltre mezzo secolo, mi sono stancato di questa terribilmente piatta assenza di progresso morale.
Mi sento spesso un pesce fuor d'acqua, ma anche l'aria è inquinata e non so cosa sia peggio.
Comunque, concludo citando Claudio Baglioni perchè in una sua composizione dice: ".... ma un po' d'aria per campare si respira anche dalle ferite ....".
Un saluto a tutti.
DNA

Tommy e Avrai

domenica, 24 settembre 2006

Ieri, alle 17,30 circa, un'emittente televisiva ha mandato in onda un'intervista fatta al padre di Tommy, ucciso barbaramente poco tempo fa. Il sottofondo musicale era la famosissima canzone di Claudio Baglioni "Avrai", il cui messaggio esaltava ancora di più l'enormità del crimine commesso. Tommy non avrà più nulla, in questa vita.
In alcuni Stati un simile assassinio viene sicuramente punito con la pena di morte.
Io non so se questa sia la pena più giusta, però, immedesimandomi nel dolore che vivono i familiari di Tommy, ho sentito forte il bisogno di una risposta totale, come se quella violenza non possa che generare violenza.
E' questa la via ? Oppure possiamo seguirne altre ?
Grazie per avermi letto e per le eventuali vostre considerazioni.
DNA Giorgio Giovanni Lai

IO, LUI E LA CANA FEMMINA

lunedì, 14 agosto 2006

Tanto per rompere il ghiaccio, anche se sarebbe più giusto, in estate, rompere la calura, vi voglio scrivere che, tutti presi dalla frenesia consumistica delle ferie, in genere dimentichiamo una questione che ricorre tutti gli anni, puntuale come la notte o il giorno. Si tratta dell'abbandono degli animali, specialmente dei cani, da parte di persone (? sono persone ?) che, dopo averli tenuti tutto l'inverno, non trovano di meglio che lasciarli al proprio destino. Mi piacerebbe molto analizzare la loro mente e capire perchè non riescano ad affezionarsi ad un "angelo peloso" e, con assoluta noncuranza, riescano a mettere in pratica questa azione, indegna di un essere umano. Poi le vediamo, queste povere bestie disperate, vagare per le strade alla ricerca di cibo, ridotte pelle ed ossa, bisognose d'affetto, terrorizzate dai maltrattamenti di altri cosiddetti uomini e dal caos delle nostre città. Le vediamo, poi, uccise dalle automobili o dalle privazioni. Lo so, mi direte che nella vita esistono cose più gravi; che esiste la guerra, la fame, le malattie e la mancanza del lavoro. Io credo, però, che un uomo che riesce a maltrattare un animale potenzialmente può farlo anche nei confronti di un proprio simile. Ne consegue che il mondo gira sempre lontano dalla vera vita e chissà quanti decenni dovranno ancora passare perchè non si dica più: "se questo è un uomo" !!
Claudio Baglioni ha scritto una "poesia" intitolata "io lui e la cana femmina". Tra l'altro, leggiamo: "...uomini o animali potremo stare bene da uguali anche imbarcarci in un porto e correre a girotondo il mare e non tornare più, se si riuscisse a bere un bicchiere insieme e ciucchi fin laggiù a collo torto sul fondale del mondo andare ad ululare al blu."
Già ! Poesia. La realtà è ben diversa. Io, però, spero sempre, fino alla fine dei miei giorni.
Grazie per avermi letto.
DNA

Ciao a tutti e benvenuti

Benvenuti nel mio nuovo blog che prende vita oggi.

DNA